1919
FONDAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO
Fondazione dei Fasci di combattimento
Già nel 1919 si svilupparono le origini di un movimento che avrebbe segnato profondamente la storia dell’Italia, e non solo, nel Novecento. Nel marzo di quell’anno, infatti, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento, un movimento che si autodefiniva antiborghese, antisocialista, anticlericale e antimonarchico. I Fasci, soprattutto a causa della loro componente violenta e aggressiva (in particolare il fascismo agrario e lo squadrismo), furono determinanti per l’ascesa del regime fascista, che si proponeva di ripristinare l’ordine dopo il biennio rosso (1919-1920).
1921
INTRODUZIONE DELLA NEP
Introduzione della NEP
L’acronimo russo NEP significa Nuova Politica Economica e indica una serie di misure e riforme economiche introdotte da Lenin nel marzo del 1921 durante il X Congresso del Partito comunista. In Russia, la stragrande maggioranza della popolazione viveva nelle campagne e, per porre un freno alla devastante carestia che stava uccidendo 3 milioni di Russi, il governo adottò nuove misure di politica economica. Le riforme adottate permettevano di ridare fiato all’iniziativa privata e ai coltivatori fu nuovamente concessa la libertà di vendere i propri prodotti; ai privati si consentì di gestire le proprie imprese. Infine, i controlli statali sulla commercializzazione dei prodotti furono allentati. Tuttavia, per contrasti ideologici interni al partito, dopo pochi anni la NEP venne revocata.
1921
NASCITA DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA
Nascita del Partito Nazionale Fascista
Mussolini intraprese la personale scalata al potere a partire dai risultati elettorali del 1921 e stipulando un accordo di pacificazione con i socialisti. Tuttavia il patto fu disatteso qualche mese più tardi e a Roma fu sancita la fondazione del Partito Nazionale Fascista (PNF). Mussolini trasformò il Movimento dei Fasci di combattimento nel PNF, per ottenere sempre più consensi dalla popolazione. Al tempo erano in molti a credere che i fascisti potessero contrastare socialisti e sindacati.
1922
MARCIA SU ROMA (28 OTTOBRE)
Marcia su Roma (28 ottobre)
La Marcia su Roma fu l’evento conclusivo e decisivo per l’inarrestabile ascesa del fascismo. Nell’ottobre del 1922 Mussolini concentrò a Napoli migliaia di camicie nere e decise di prendere il potere con la forza, di marciare su Roma. Sotto la guida di un quadrumvirato formato da Balbo, De Vecchi, De Bono e Bianchi, i fascisti cominciarono a convergere su Roma, occupando prefetture e stazioni ferroviarie, istituendo posti di blocco. Il 27 ottobre si dimise il governo presieduto da Facta. Il re rifiutò di firmare il decreto per lo stato d’assedio e anzi, il 29 ottobre invitò Mussolini a Roma per affidargli la guida del governo che egli assunse il giorno successivo.
1924
DELITTO MATTEOTTI
Delitto Matteotti
L’omicidio Matteotti fu una delle pagine più nere della storia italiana degli anni Venti, e il primo di una lunga serie di omicidi politici nel corso del regime fascista e oltre. Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti denunciò in Parlamento le violenze e le irregolarità che avevano segnato la campagna elettorale. Il 10 giugno Matteotti fu rapito e assassinato; l’indignazione del Paese fu enorme: le opposizioni decisero di non partecipare ai lavori del nuovo Parlamento, ritirandosi in un metaforico Aventino. Il 3 gennaio 1925 Mussolini rupe ogni indugio, assumendosi la piena responsabilità del delitto: cominciava così un vero e proprio regime dittatoriale.
1925
LEGGI FASCISTISSIME (1925-1926)
Leggi fascistissime (1925-1926)
Il PNF, dalla forte componente ideologica di tipo nazionalista e imperialista, promulgò e adottò, tra il 1925 e il 1926, una serie di atti giuridici noti con il nome di leggi fascistissime. Con la loro emanazione, l’Italia divenne definitivamente uno Stato autoritario con un regime totalitario. Mussolini assunse i pieni poteri, seguì la cancellazione delle libertà politiche, sindacali e di stampa. Infine, nel 1928, fu reso costituzionale il Gran Consiglio del Fascismo, al quale spettavano compiti come il diritto esclusivo di avanzare proposte di legge e di preparare una lista unica di candidati per le elezioni politiche.
1927
STALIN AL POTERE
Stalin al potere
Dopo la morte di Lenin, avvenuta nel 1924, Stalin prese gradualmente il potere per sé e nel 1927 divenne il padrone del Partito bolscevico e dello Stato russo. Tra le prime “riforme”, decise di smantellare la NEP perché ritenuta contraria al comunismo e si prodigò per trasformare la Russia in una potenza industriale. L’edificazione del potere staliniano si configurò per la violenza repressiva e, nonostante ciò, nacque un vero e proprio culto intorno alla figura del dittatore, che trovava consensi e terreno favorevole nella mentalità della società contadina.
1928
INIZIO DEI PIANI QUINQUENNALI
Inizio dei piani quinquennali
Con il definitivo smembramento della NEP, avvenuto per contrasti ideologici interni al partito, Stalin diede il via, a partire dal 1928, ai piani quinquennali a tappe forzate, interamente gestiti dallo Stato. La politica della pianificazione consisteva nel programmare in anticipo gli obiettivi produttivi da raggiungere e stabiliva i prezzi delle merci e le quantità dei flussi commerciali. A ciò si accompagnò una rigida collettivizzazione delle campagne. Tuttavia, le scelte violente e autoritarie del regime staliniano portarono complessivamente alla costruzione di un Paese industriale e urbano.
1932
MARZO, LUGLIO, NOVEMBRE: ELEZIONI IN GERMANIA
Marzo, luglio, novembre: elezioni in Germania
Le elezioni presidenziali, nel marzo 1932, confermarono l’impetuosa crescita del nazismo. Nel giro di pochi mesi si svolsero ben tre elezioni (a marzo, luglio e novembre) nel corso delle quali gli industriali, gli agrari e l’esercito decisero definitivamente di appoggiare i nazisti. Pensavano che Hitler fosse l’unico in grado di salvare il Paese, imponendo un governo forte e conservatore. Nelle elezioni di novembre i nazisti ottennero il 37,4% dei voti. Divennero così il più forte partito tedesco.
1933
HITLER CANCELLIERE (30 GENNAIO)
Hitler cancelliere (30 gennaio)
Il 30 gennaio 1933 Hitler, leader di quello che era ormai il primo partito tedesco, fu nominato Cancelliere prestando giuramento nella camera del Reichstag. La nomina era giunta dopo che per il presidente Hindenburg era diventato impossibile individuare qualsiasi soluzione alternativa. Come Mussolini in Italia, anche Hitler nella sua ascesa al potere non aveva rovesciato le istituzioni dello stato liberale e, a livello formale, entrambi avevano assunto legalmente la guida del governo.
1933
INCENDIO AL REICHSTAG,
IL PARLAMENTO DI BERLINO
(27 FEBBRAIO)
Incendio al Reichstag, il Parlamento di Berlino (27 febbraio)
Dopo la nomina a Cancelliere, Hitler sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni nel marzo del 1933. La campagna elettorale vide l’inarrestabile violenza delle squadre naziste: il 27 febbraio, a pochi giorni dal voto, un incendio devastò il palazzo del Reichstag (il Parlamento). Sebbene il fuoco fosse stato appiccato dei nazisti stessi, l’attentato fu il pretesto per accusare e arrestare 4000 militanti comunisti e per varare un decreto «per la protezione del popolo e dello Stato» che sospendeva tutti i diritti politici costituzionali.
1935
LEGGI DI NORIMBERGA
Leggi di Norimberga
Ciò che caratterizzò il nazismo, rendendolo un caso unico nella storia del Novecento, fu certamente il forte antisemitismo. Nella mentalità nazista l’ebreo incarnava il male assoluto, la causa di tutti i problemi che affliggevano il Paese, in definitiva un peso di cui doversi liberare. L’odio viscerale nei confronti degli ebrei divenne uno strumento di propaganda e di proselitismo. L’antisemitismo fu alla radice di un imponente corpus legislativo con cui Hitler riorganizzò lo Stato, il cui crescendo culminò nelle leggi di Norimberga, che vietarono i matrimoni misti fra ebrei e cittadini tedeschi e dichiararono gli ebrei decaduti dalla nazionalità tedesca.